Da boomer a buster: il tasso di fertilità globale sta crollando

Secondo uno studio appena pubblicato da Lancet, i tassi di fertilità in quasi tutti i Paesi del mondo saranno troppo bassi per sostenere il ricambio generazionale entro la fine del secolo, e la maggior parte delle nascite si verificherà nelle aree più povere.

Tale tendenza sulla breve distanza porterà a un divario tra baby boom e baby bust in tutto il mondo (quindi noi bianchi in primis da boomer diventeremo buster), con un tasso demografico più alto concentrato in nazioni suscettibili all’instabilità economica e politica (di cui più della metà collocate nell’Africa sub-sahariana).

Lo studio prevede che, entro il 2050, 155 paesi su 204 (il 76% del totale) saranno caratterizzati da tassi di fertilità inferiori al livello minimo di rinnovamento della popolazione; tali stime inoltre calcolano che, entro il 2100, la percentuale salirà a 198, ovvero al 97%.

Le previsioni si basano su sondaggi, censimenti e altre fonti di dati raccolti dal 1950 al 2021 nell’ambito dello studio Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors. Second questi dati, il tasso di fertilità globale (ovvero il numero medio di nascite per donna) è sceso da 4,84 figli nel 1950 a 2,23 figli nel 2021, con 110 paesi e territori (il 54%) con tassi inferiori al livello di sostituzione della popolazione di 2,1 figli per donna. Il tasso continuerà a scendere fino a raggiungere 1,59 figli entro il 2100.

Lo studio evidenzia una tendenza particolarmente preoccupante per paesi come Corea del Sud e Serbia, dove il tasso di fertilità è inferiore a 1,1 figli per donna. Molti dei Paesi più arretrati, invece, si troveranno a dover gestire una popolazione giovane e in rapida crescita in aree politicamente ed economicamente instabili.

Gli autori del rapporto (dell’Università di Washington e finanziati dalla Bill and Melinda Gates Foundation) ovviamente leggono i loro dati in maniera paradossale, elogiando il crollo della fertilità nei “Paesi ad alto reddito” come espressione delle “maggiori opportunità di istruzione e occupazione per le donne” ma al contempo biasimando un’eventuale calo nei “Paesi a baso reddito”, in quanto ciò arresterebbe il flusso di immigrati necessario per sostenere la crescita economica nel “Primo mondo”.

TFR = Total Fertility Rate (Tasso di fecondità totale)

Ad ogni modo, il dato fondamentale è che se sulla breve distanza può sembrare che la denatalità sia uno strumento rivolto contro i Paesi “bianchi“, in realtà la catastrofe alla lunga riguarderà qualsiasi nazione, non tanto per un “obbligo di spopolamento” dovuto al benessere, quanto per il rifiuto di “gestire” tale benessere senza rifarsi al contesto ideologico che, solo per pura coincidenza, lo ha caratterizzato dal dopoguerra a oggi.

È facile, per certi versi, vantare progressi nel campo dell’igiene, dell’istruzione, dei diritti, dell’assistenza sanitaria e dell’urbanizzazione, come fanno -in maniera non del tutto giustificata- i boomer, ma al contempo è necessario rendersi conto che lo sviluppo non ha una natura esclusivamente quantitativa, specialmente nel momento in cui ci si rifiuta di garantire le condizioni di possibilità affinché tale “benessere” si protragga, pena il repentino crollo di quelle società considerate naturaliter espressione di una civiltà superiore. Questo sarà dunque il compito dei buster: recidere il nodo gordiano con cui è stato intrecciato il progresso materiale alla degenerazione morale.

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